Business8 Marzo: Auguri a chi?

8 Marzo: Auguri a chi?

La Festa della Donna è una pagliacciata, partiamo da questo. L’8 marzo non è una festa. Non è il giorno degli auguri, delle cene tra amiche o dei mazzi di mimose. Perché non c’è proprio niente da festeggiare.

La Giornata Internazionale della Donna nasce come rivendicazione per i diritti delle lavoratrici, per la loro emancipazione economica e sociale, e per il riconoscimento della loro dignità. Sin dagli inizi del ‘900, le donne hanno lottato per ottenere il diritto di voto, salari equi, condizioni di lavoro dignitose e il riconoscimento della loro presenza nella società non solo come madri e mogli, ma come individui liberi e indipendenti.

L’8 marzo è una giornata di lotta, di riflessione e di consapevolezza sulla strada ancora lunga verso la parità di genere. Chiamarla “Festa della Donna” è un errore che sminuisce il significato storico e politico di questa data. Veramente strano che la richiesta di attenzione verso tematiche che se risolte ribalterebbero il mondo maschile sia stata alla fine banalizzata no?

Contrariamente a una diffusa (e sbagliata) credenza, l’8 marzo non commemora l’incendio della fabbrica Cotton a New York, un evento mai realmente avvenuto. La data è stata fissata per ricordare il ruolo delle donne nella rivoluzione russa del 1917, quando le operaie di San Pietroburgo scesero in piazza chiedendo “Pane e Pace”. Da quel momento, le lotte femminili si sono intrecciate con quelle politiche e sindacali per conquistare diritti che oggi, purtroppo, non sono ancora garantiti.

Non Abbiamo Bisogno di Auguri, ma di Parità

Il problema dell’8 marzo è che nel tempo si è trasformato in una sorta di San Valentino fuori stagione, con locali che offrono serate a tema e uomini che si sentono in dovere di regalare un fiore per “celebrare” la donna. Ma di cosa dovremmo essere felici? Di essere ancora pagate meno a parità di ruolo? Di dover scegliere tra carriera e famiglia? Di non poter camminare da sole di notte senza paura?

Non servono brutti fiori. Servono asili aziendali per permettere alle madri di lavorare senza sensi di colpa, garanzie di parità salariale, tutele legali contro le discriminazioni di genere, pene severe per chi molesta e aggredisce. Servono azioni concrete che garantiscano alle donne la possibilità di vivere una vita professionale e personale libera da ostacoli e compromessi.

Le donne emancipate non hanno bisogno di sentirsi dire “brava” per il lavoro che fanno ogni giorno. Lo sanno da sole quanto valgono. Il vero tributo alle donne è rendere la loro vita meno difficile con leggi, politiche e cambiamenti culturali che portino a una reale uguaglianza.

L’8 marzo è un giorno di lotta. E finché avremo bisogno di ricordarlo con una giornata dedicata – sapevate che esiste anche la Giornata Internazionale della Tartaruga Marina? – vorrà dire che ci sarà ancora molto da fare.

E gli Auguri facciamoli solo a chi questo non lo ha ancora capito

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